Non fu l'amore. I nuovi volti della passione di Mattia Morretta
Sembrano lontani i tempi in cui il poeta tedesco Walther von der Vogelweide implorava, attraverso i suoi versi, che qualcuno gli spiegasse che cos'è l’amore. Così come lontani sembrano essere i tempi dei cantori dell'amor cortese, quelli della produzione occitanica, i tempi delle lettere d'amore scritte durante il Medioevo i cui riflessi si ripercuoteranno lungo tutto l'Ottocento grazie alle penne che illumineranno molti scritti romantici. Si potrebbe discutere e scrivere per ore della storia dell'amore nella letteratura. Ci hanno provato storici, critici, giornalisti e professori. Per citare una recente pubblicazione, il professore di letteratura italiana Roberto Gigliucci ha circoscritto la storia dell'amore in letteratura all'Europa (come recita il sottotitolo, "Dai trovatori a Stendhal"). Ma se vogliamo uscire dai percorsi accademici per abbracciare una riflessione di più ampio respiro, merita attenzione l'ultimo libro dello psichiatra, sessuologo e scrittore Mattia Morretta, Non fu l'amore. I nuovi volti della passione, recentemente pubblicato dalla casa editrice Viator. Il titolo sembra voler rispondere alla domanda del poeta tedesco citata in apertura così come sembra volersi inserire nella disamina su cantori di amori ed epopee. E invece si scorge, proprio già dal titolo, un indizio. Anzi, potrei osare la parola bagliore: l'accento viene posto sui "nuovi volti della passione".
Con
buona pace di Cupido e dei suoi (nuovi e non) discepoli, non c'è compiacimento
nelle parole di Morretta, ma un invito consapevole al confronto con se stessi e con gli
altri (anche con l'altro da sé) per indagare le sfumature meno celebrate delle
relazioni umane. Morretta ci accompagna oltre i confini del romanticismo
convenzionale, esplorando quella sottile linea che separa l'amore dalla
passione, l'attrazione dal tormento.
Morretta, attraverso la sua lunga esperienza di psichiatra e sessuologo, offre un approccio che unisce competenze scientifiche e coscienza letteraria. I molti riferimenti ad opere letterarie e artistiche fungono da volano per guardare alla contemporaneità, per osservare proprio quei (nuovi) volti della passione, per capire da che parte sta andando la nostra società e l'umanità tutta in termini di relazioni affettive.
Dieci capitoli, dieci brevi saggi che possono essere letti e analizzati anche singolarmente: ognuno contiene una riflessione, uno studio, un dibattito. Ognuno (ci) interroga e provoca al tempo stesso: "solo un'attenta educazione sentimentale può insegnare l'arte di mediare tra poli opposti, di scendere e salire a occhi chiusi la ripida scala della fisicità e della spiritualità, avendo cura l'integrità della persona". Un avvertimento che apre il primo dei dieci saggi e che, al tempo stesso, ritornerà a più riprese lungo tutto il libro.
Fisicità e spiritualità accanto all'integrità della persona: "per fare l’amore, come per qualunque altra cosa l'uomo ha bisogno di potersi dare una spiegazione e una giustificazione, che rendano necessarie ideazione e condotta conseguente. Se le azioni non ci riassumono, però ci afferrano e trascinano, ecco perché contano consapevolezza, vocabolario adeguato e presa di posizione". Questa riflessione ci accompagna nella lettura delle pagine successive, dove le relazioni affettive vengono analizzate attraverso la lente del soddisfacimento consumistico e dell'instant gratification. Questi fenomeni, nati nel mondo digitale, hanno ormai superato gli schermi per infiltrarsi nella nostra quotidianità, influenzando tanto la sfera femminile quanto quella maschile. Chirurgia estetica, corpi modificati e relazioni costruite su modelli irraggiungibili diventano metafore di un amore che, più che vissuto, viene spesso consumato.
"Fin dalla nascita occorrerebbe insegnare cos'è la sessualità affinché sia vissuta in modo 'appagante e consapevole', durante il periodo delle scuole elementari andrebbe spiegato il concetto di 'sesso accettabile', cioè consensuale, volontario, paritario, con accenni all'abuso e alle relazioni omosessuali"; dai nove anni introdurre la familiarizzazione col profilattico e l'idea dei 'diritti sessuali'; dai dodici incoraggiare il coming out dell'omosessualità, trattare contraccezione, aborto, genitorialità; infine dai quindici favorire la pratica e l'interazione di coppia". I suggerimenti dell'OMS, risalenti ad alcuni anni fa, sono stati ripresi da Morretta, che ne ha sottolineato la difficoltà di applicazione. Sebbene gli intenti fossero lodevoli, la loro trasposizione sul piano pratico si è rivelata tutt'altro che semplice. Di conseguenza, gli istituti scolastici, i docenti e le famiglie hanno cercato di colmare quella che continua a rappresentare una lacuna, ricorrendo a un'accozzaglia di idee, proposte e preconcetti poco strutturati. Il prezzo che stiamo pagando come società è altissimo: si tratta della perdita di quell'integrità di cui sopra; come scrive Morretta procedendo nei capitoli-saggi successivi: "se si dice rotti a tutte le esperienze, è perché nel frattempo si perde l'integrità, non si è più interi, avendo smarrito parti di sé non recuperabili".
E questa progressiva perdita d'integrità conduce a una debolezza fisica e spirituale, poiché, come spiega Morretta, anche nella sfera privata si ripercuote creando coppie che diventano controfigure di se stesse, intrappolate in dinamiche di "disimpegno sessuale e amorosi dissensi". La spettacolarizzazione del privato e la riduzione della parola amore a una merce da esibire sugli schermi alimentano questa deriva.
E quale ruolo hanno le donne, libere e liberate, in questa società che trasforma l'intimità in spettacolo, sacrificando i sentimenti autentici sull'altare di una visibilità effimera e riducendo le battaglie femministe a brand da esibire più per moda che per reale consapevolezza, svuotando di significato le conquiste ottenute con fatica?
In una società dove anche gli adulti sembrano alla deriva, il pericolo per i giovani e giovanissimi diventa tangibile. Questi ultimi sono spesso ridotti a "cavie di esperimenti sociali e scientifici", vittime inconsapevoli di un mondo che promette progresso ma conduce, inesorabilmente, verso la disumanizzazione. Altro che postumanesimo: questa "gioventù beata e bruciata", come suggerisce il sottotitolo del penultimo capitolo, condanna le nuove generazioni all'immaturità affettiva e psichica, riducendole a semplici oggetti da esibire invece che persone da crescere e formare.
In un periodo storico in cui la critica saggistica e letteraria sembra soffrire di una profonda afasia, Non fu l'amore. I nuovi volti della passione di Mattia Morretta si presenta come una boccata d'ossigeno: interroga, provoca e soprattutto illumina, offrendo spunti di riflessione e stimolando un autentico pensiero critico.
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